Dario Fabbri : Le Grandi Potenze del 2060, Chi Emergerà? | Scenari Geopolitici e Sfide Globali

Le previsioni dell’analista e Direttore della rivista ” Domino ” Dario Fabbri al Festival del Trentino 2060 (20 maggio 2023)riguardo le future potenze mondiali. Vediamo come la Russia, la Cina, gli Stati Uniti e il Giappone potrebbero condizionare il panorama geopolitico del 2060. Dalle alleanze instabili alle sfide economiche, ogni dettaglio potrebbe cambiare le regole del gioco internazionale.
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19 Comments

  1. Occhio perchè si ricomincia con la storia delle armi chimiche: è una vecchia storia che non sentivo dai tempi dall'Iraq 2003……… la famosa pistola fumante di Colin Powel…….

  2. Al di là della domanda sulle "Potenze del 2060" che non riguarda la Geopolitica ma la cartomanzia (indica che l'uditorio non sa nemmeno cosa sia la Geopolitica).. non condivido la posizione di Dario Fabbri sulla guerra in Ucraina.
    La guerra, prima di tutto, non è fra Ucraina e Russia ma è fra Stati Uniti e Russia. Una guerra per procura o indiretta sullo stile della Guerra Fredda. Una Seconda Guerra Fredda.
    Affermo questo perché l'Ucraina, fino all'insurrezione di Zelensky era uno stato subalterno alla Russia, così come tanti paesi in Europa occidentale sono subalterni agli Stati Uniti.

    Nessuno "Stato Dominante" muove guerra nei confronti di un suo "Stato Subalterno". Proprio perché quello stato gli è subalterno. Sarebbe come spararsi sul proprio piede.
    Come se gli Stati Uniti domani decidessero di muovere guerra al Canada.. perché? non ci sarebbe alcuna ragione. Il Canada offrirebbe loro tutto quello che chiedono già adesso, senza dover portare avanti una costosa operazione militare.
    Non c'è logica dietro.

    La Geopolitica spiega la realtà, e per farlo dovrebbe basarsi sulla logica.
    Sottointendere che il Presidente Russo abbia deciso in modo illogico è una sottovalutazione che rasenta la propaganda. Una propaganda che punta a fare leva sulla superficialità delle menti umane e non ad educarle su fenomeni tanto importanti quanto lo sono i conflitti.

  3. Vorrei porre una domanda sul "narrazione di sé nettamente più affascinante" al minuto 1:12:40… l'essere o non essere affascinante non passa dalle misure etnico/culturali del target di riferimento?
    Perché un vietnamita dovrebbe culturalmente trovare più affascinante una narrazione occidentale rispetto ad una cinese o russa? Tralasciando per un attimo l'aspetto strategico del "meglio piegarsi ad una potenza lontana che ad una vicina" questo già è un postulato razionalistico… visceralmente le masse credo sentano una vicinanza etnico/culturale nonostante gli asiatici tra loro stessi peccano di sostenuto razzismo.

    Inoltre ricordo feci una domanda simile in un incontro di Limes tenuto a Roma ormai nel lontano 2018…il quesito interrogava sulla possibilità che il processo di coscienza collettiva definito "fine della storia" che alle nostre latitutidini, come anche su buona parte delle coste USA, non portasse ad un distacco dalla realtà che potesse giovare ad una potenza fintamente economicistica come la Cina a scalzare gli USA nel dominio mondiale… gli imperi monopolizzano i prossimi incollandoli alla propria narrazione culturale… potrebbe la Cina, che ha già preso in prestito il comunismo per i suoi scopi, proporre una via economicistica da "fine della storia" creando una propria "matrix" per scalzare l'attuale impero?

    Sottolineo che la domanda ha puro gusto speculativo accademico e non da tifoso dell'uno o dell'altro schieramento