Focus economia del 21/08/2024

Auto elettriche: la UE lima i dazi all’import ma alla Cina non basta

Ubs prevede che le case automobilistiche cinesi venderanno 5 milioni di veicoli all’estero nel 2024, con gran parte della domanda proveniente dai mercati in via di sviluppo, e consolideranno la posizione della Cina come il primo esportatore mondiale. I veicoli alimentati a batteria rappresenteranno quest’anno il 30% delle esportazioni totali di automobili della Cina.

Il 5 luglio nell’Unione Europea sono entrati in vigore nuovi dazi sulle auto elettriche, che si applicheranno a tre produttori campione: Byd nella misura del 17.4%; Geely nella misura del 19.9%; Saic nella misura del 37.6%.

Il governo cinese ha fin da subito minacciato ritorsioni contro le importazioni europee, dalla carne di maiale all’industria dei liquori francese. Ma la Commissione europea ha nuovamente corretto l’entità dei dazi provvisori anti-dumping in vigore dal 5 luglio sulle importazioni di auto elettriche prodotte in Cina.

Intanto a beneficiare maggiormente delle nuove tabelle, pensate per mettere sullo stesso piano car maker europei e cinesi è stata l’Americana Tesla. Alberto Annichiarico Sole 24 Ore e Fabio Scacciavillani – economista- Il Sole24Ore.

Energia in Italia – sud hub strategico per l’energia italiana?

Noi soffriamo il fatto che quasi metà della nostra generazione viene dal gas, che ha costi più alti, in particolare dal 2022. L’apporto delle rinnovabili, che da una parte ha aumentato l’offerta, ha un contributo limitato ed è stato comunque costoso in termini di incentivi e di adeguamento delle reti. Bellissimo sarebbe avere più rinnovabili, magari più idroelettrico, come hanno i paesi scandinavi, che tengono i prezzi a 50, ma da noi il grande idroelettrico è praticamente fermo da mezzo secolo.

La Francia da anni garantisce alla sua grande industria prezzi intorno ai 50/MWh, e anche la Germania ha messo prezzi a 70/MWh, mentre in Italia, le nostre industrie pagano facilmente più di 100/MWh.

Noi non ce la facciamo, strangolati dal debito, a fari gli stessi aiuti di stato. Il Parlamento e la Commissione, dopo gli anni dell’infatuazione verde, riconoscono da mesi il problema. Dopo le ultime elezioni, che non stravolgeranno più di tanto gli equilibri politici, si cercherà delle soluzioni per arrivare ad un prezzo unico, condizione essenziale per avere mercati efficienti, che rimane oggi, come allora, obiettivo primario.

Il mercato unico dell’energia

Il mercato, in particolare se unico, deve avere anche un prezzo unico, e qua non ci siamo e, purtroppo, il paese con i livelli più alti rimane l’Italia. I prezzi per oggi 14 giugno, sul mercato all’ingrosso, sono in Italia a 107 per megawattora (MWh), contro i 33 della Francia, i 44 della Spagna e i 91 della Germania. Davide Tabarelli – Il Sole24Ore.

Data center, scontro tra big per un mercato da 15 miliardi.

Una torta da 15 miliardi. Questa la posta in gioco sui data center in Italia.

Alla quale guardano sia i colossi d oltreoceano (Google, Amazon e Microsoft su tutti, ma anche Equinixo Vantage Data Center), sia i player europei, in particolare Data 4 (si veda l’articolo in basso) oanche Aruba, determinati a far valere le migliori condizioni in termini di sovranità digitale: lacapacità di controllare i propri dati e la propria tecnologia. È su questo punto che si sta concentrando lo scontro competitivo con le leggi Usa, a partire dal CloudAct, che permettono ampi poteri di accesso ai dati e la risposta di investitori portati a puntare dipiù al made in Europe – Andrea Biondi – Il Sole24Ore.

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